La Critica Letteraria

 Critica: (dal gr krínein, "giudicare"): l'attività del pensiero, che, volta all'interpretazione, al commento e alla valutazione di un prodotto letterario, prende corpo in un discorso che ripercorre l'opera e si sviluppa nel quadro di un processo che, all'interno di un determinato sistema di idee e secondo parametri di giudizio particolari, miri alla evidenziazione della struttura e del funzionamento del testo e pervenga a una comprensione e a una giustificazione, se non dell'insieme, di una parte significativa dell'opera stessa. A questa attività sono connesse 3 funzioni: valutativa, legata all'ideologia e al gusto di un'epoca, pronunzia giudizi di valore; esplicativa, si applica all'interpretazione e al commento del testo; riproduttiva, procede in modo parallelo al testo stesso, diventando un nuovo testo, ispirato e generato dal primo. In base all'ottica particolare e all'area storica e culturale in cui il critico si colloca di fronte all'opera, si distinguerà una:
- critica formalista* quando, sulle orme dei formalisti russi, si mira a vedere un'opera letteraria come un sistema autonomo di "artifici", come dialettica interna, cioè, al sistema letterario stesso. - critica stilistica* quando, sulle orme di Leo Spitzer e di Erich Auerbach, nell'analisi si richiama l'attenzione su certi elementi espressivi che costituiscono, per la loro novità, degli indizi di uno stato d'animo particolare e inconsueto.
- critica simbolica* quando, sulle orme di Northrop Frye, si tende a cogliere nell'opera letteraria un senso profondo, legato a immagini e simboli dell'inconscio collettivo (archetipi). - critica strutturalista* quando, sulle orme di Roman Jakobson, si vede nell'opera una totalità organica, di cui è possibile evidenziare e descrivere il funzionamento. - critica psicanalitica* quando si mira a evidenziare le pulsioni libidiche, le motivazioni cioè inconsce e profonde, che attraversano e sollecitano il testo.

Retorica
à (dal greco rhetoriké téchne, arte del dire) è l'arte di strutturare nella forma più convincente e persuasiva un discorso, esaltando i propri punti di vista e disprezzando quelli altrui.
La retorica ebbe origine nel mondo ellenico attorno al V sec, nell'ambito della Sofistica, grazie alla lungimiranza di Trasimaco di Calcedonia e Gorgia da Leontini (Encomio di Elena).
- Platone oppose, alla concezione sofistica, una propria visione della retorica, alla quale attribuiva una funzione eminentemente pedagogica, quale strumento in grado di guidare l'anima attraverso argomentazioni e ragionamenti. La pratica della retorica veniva così ricondotta nell'alveo della stessa filosofia, con la quale finiva per identificarsi, svuotata della propria autonomia.
- Aristotele distolse l'attenzione dalla considerazione della retorica quale arte di persuadere incentrando l'analisi sullo studio dei mezzi di persuasione, strumenti indipendenti dall'oggetto dell'argomentare. La retorica riacquista così una funzione propria, autonoma dalla filosofia e in stretta relazione con la dialettica della quale è da considerare la controparte.

Formalismo Russo (1914-1915)
à Propp sviluppa il concetto della Morfologia della Fiaba (1928).Viene fatta una scissione tra Fabula (disposizione naturale e logica degli elementi) e Intreccio (a discrezione dello scrittore). Nasce il concetto di Funzione relativa ai pg. Si distinguono elementi variabili (es: caratteristiche fisiche e psicologiche) e invariabili (la funzione stessa del pg in questione). Propp individua 31 funzioni. Il concetto di funzione verrà analizzato in chiave moderna da Segre. La più importante e famosa analisi riguarda una novella della 4 giornata del Decameron Elisabetta da Messina. Un altro concetto chiave dei formalisti russi è senza dubbio l'estraniamento di Tolstoj. Nelle sue composizioni possiamo notare come gli oggetti o avvenimenti non vengono chiamati con il loro nome, ma li descrive come se fosse la prima volta che li vedesse. Viene usato questo sistema per toccare la coscienza del lettore. Slovskij diede il suo contributo al formalismo con il saggio-manifesto "L'arte come artificio"(1917) e con altri saggi teorici. Mise a punto alcuni concetti base della teoria formalista e per la teoria dello straniamento (il nostro modo di vedere le cose è reso ottuso dall’abitudine) A contatto con l'avanguardia futurista si pose sempre come intellettuale polemico. Il formalismo “meccanicistico” di Sklovskij, benché contribuisse con intuizioni geniali a definire la letterarietà del testo, non dava conto della dimensione diacronica. Tynjanov compie un passo in avanti affermando che l’opera non è un’unità chiusa e fissata nelle sue forme ma un insieme dinamico in sviluppo. La specificità del fenomeno letterario è quindi legata al tempo e alla ricezione, e la categoria della letterarietà è storica, non assoluta. Da qui si comincia a delineare quella trasformazione teorica che porterà allo strutturalismo. Esponenti: Propp, Slovskij, Jakobson*, Tynjanov. Straniamento à Si indicano tutti quegli interventi sulle forme artistiche che hanno lo scopo di portarle al di fuori da se stesse, rendendole estranee alla loro stessa natura, creando così nei destinatari un senso di alienazione. I formalisti russi e in particolar modo Sklovskij usarono la parola ostraneinie facendo riferimento a quei modi di procedere del linguaggio letterario che ha come scopo quello di rendere l'abituale visione delle cose deformata portandole in contesti diversi da quelli naturali.

Stilistica
à Il termine stilistica, ricalcato dal tedesco "Stilistik" coniato da Novalis nel 1801, si diffonde dalla metà dell'800 col significato di "arte del comporre" e con questo significato sopravvive fino ad oltre la metà del 900. Si deve a Charles Bally il nome della disciplina e la sua autonomia.
Scuola di Ginevra: La linguistica del primo 900 ha la caratteristica della dicotomia langue/parole (Saussure) e distingue i due indirizzi della stilistica moderna: stilistica linguistica e quella letteraria. La stilistica di Bally è invece di carattere psicologico e sociologico e ha come oggetto la lingua comune e non quella letteraria.
Scuola idealistica tedesca: ha come fondatore Spitzer che collega lo stile del testo alla psiche dell'autore. In un secondo tempo seguirà solo il sistema dei procedimenti stilistici interni al testo.
Scuola italiana: nasce dal legame tra linguistica romanza e idealismo. Croce nega che la stilistica è autonoma dall’estetica ma la disciplina si afferma con gli studi di De Lollis e Fubini che hanno agito nell'area crociana sostenendo però l'idea di un sistema letterario e rivalutando i generi. Più tardi il Devoto (by Bally e Spitzer) ha messo in relazione lo stile degli scrittori con gli istituti linguistici contemporanei. Contini ha prodotto una critica ed una letteratura originale attraverso lo strutturalismo e l'analisi delle varianti.

Strutturalismo (1960-70)
à Tendenza metodologica nata in ambito linguistico (con De Saussure) ed estesa ad altri settori (dall'antropologia alla critica letteraria) dando luogo a una specifica "atmosfera culturale", che trovava il suo centro in Francia. Tale atmosfera ha dato luogo a un certo numero di dottrine diverse tra loro ma con orientamento comune che mette in luce le posizioni contro le quali gli strutturalisti si sono battuti:
- l'atomismo e il sostanzialismo =  La realtà è un sistema di relazioni i cui termini costituenti non esistono di per se stessi ma solo in connessione tra loro  - l'umanismo e il coscienzialismo = Difesa del primato della struttura sull’uomo. L’individuo nn è libero e attore autentico delle proprie scelte e azioni ma il risultato di strutture che agiscono per lo più a livello inconscio - lo storicismo (visione 800esca di un divenire diretto verso il trionfo dell’uomo e dei suoi valori) = La storia è un insieme discontinuo di processi eterogenei retti da un sistema di strutture. Difesa del primato di una considerazione trasversale delle cose  ossia a studiare la realtà come un insieme relativamente costante e uniforme di relazioni. Privilegiamento, da ciò, dello studio dei sistemi dal punto di vista sincronico e non diacronico. - l'empirismo e il soggettivismo = Fare scienza significa procedere al di là dell'empirico e del vissuto per porsi da un punto di vista assolutamente oggettivo. Da ciò il progetto di studiare l'uomo "dal di fuori" ("come se fossi un osservatore di un altro pianeta", scrive Levi-Strauss) e il rifiuto dei cosiddetti "dati immediati della coscienza" come via di accesso alla verità.
Le figure più rappresentative:  Tesi della linguistica strutturale: Claude Lévi Strauss, Genette*, Foucault, Barthes*, Lacan, Althusser, Jacobson*, Mauss. Suggestioni by filosofia e scienza: Bachelard, Nietzche, Heidegger, Marx e Freud.


Semiotica
à Uno sviluppo dello Strutturalismo che consiste nella scienza dei segni.
° Linea Linguistica (Seass., Hjelmslev, Barthes*)
[Da qst linea teorica Greimas “Semiotica strutturale e generativa]
- Semiosi Diadica: Saussure dice che il segno è costituito dal rapporto tra un significante (immagine acustica del suono che verrà poi materialmente prodotto) e un significato (il concetto di ciò a cui si vuole rinviare). Il segno di Saussure è quindi diadico, vede in gioco due elementi. [Nel linguaggio vanno identificati due elementi: Langue: concetto che può essere assimilato a quello di codice. E' un insieme di regole socialmente condivise, che costituiscono le forme della lingua. Parole: intesa come l’atto fonatorio. Attraverso il parlare il singolo individuo fa sua la  langue. L'atto  della parlata è prettamente individuale ma pur sempre in funzione di un codice.]
° Linea Filosofica (Peirce, Morris [divide la semiotica in tre branche: pragmatica, semantica e sintattica]
à riferimento per la semiotica interpretativa di Umberto Eco
- Semiosi Triadica: per Peirce la semiosi avviene tra tre elementi: un Representamen, la parte materiale del segno; un Oggetto, il referente a cui il segno fa riferimento; e un Interpretante, ciò che deriva o viene generato dal segno. Il punto di partenza della semiosi di Peirce è nella realtà esterna. L’interpretante è un ulteriore segno che sorge dal rapporto tra il representamen e l'oggetto immediato; come dire che un segno genera un altro segno in un processo interminabile detto di semiosi illimitata.
àQuadrato Semiotico è stato ideato ed introdotto dal linguista e semiotico lituano Greimas. Metodo di classificazione dei concetti pertinenti ad una data opposizione (è derivato dal quadr logico di Arist) Consente di organizzare i termini dell’analisi in modo dialettico a partire da una coppia di opposti cui si aggiungono i rispettivi contraddittori. Sotto la superficie del racconto realistico si individua un conflitto simbolico. Es: coppia concetti opposti m e f si ottiene: S1: maschile - S2: femminile - ~S1: nn maschile - ~S2: nn femminile - S1 e S2: maschile e femminile (ermafrodite, bisex) - né S1 né S2: né maschile né femminile (asessuato)

Critica Psicoanalitica à incentrata inconscio by Freud: meccanismi pensiero onirico = simili a quelli che agiscono nell'opera lett. Poeta è sognatore ad occhi aperti che può attingere a materiali depositati nella tradiz o creare interpretando i conflitti di vita interiore. Illusione artistica libera le tensioni di psiche. Primi tentativi applicazione teorie by Otto Rank: individua motivi comuni a varie opere letterarie rapportandoli ad una comune struttura psichica degli autori. Si concentra su una presunta personalità patologico-nevrotica degli scrittori. Jung vs Freud: no compito psicologia spiegare il mistero della creatività ma semmai di capire da dove arrivano i significati liberati da ogni riferimento al vissuto personale dell'autore. Per Jung la fonte dell'opera sta nell'inconscio collettivo (luogo di immagini simboliche primordiali e archetipiche che sono il risultato dell'esperienza di tutte le generazioni passate). Uno primi teorici critica psic. è Charles Baudoin: analizza i rapporti tra i complessi dell'autore e il mondo simbolico dell'opera. L’arte è liberatoria. Marie Bonaparte le opere lett e artis sono costruite come i sogni. Charles Mauron individua reti fisse di associazioni che si ripetono nelle opere di uno stesso autore. Le riflessioni di Freud e Jung influenzano: filosofi (Foucault) studiosi del mito (Eliade, Kereny) antropologi (Levi Strauss) ecc. Weber: l'atto creatore è lo svolgimento all'infinito di un unico tema o esperienza impressa nella memoria inconscia dell'artista. Lacan reinterpretazione psicoanalisi tramite lo strutturalismo: l'inconscio si struttura come il linguaggio con i suoi signnti e significati. I significanti dei sogni nn si riconducono a significati precostituiti. Nn esiste una langue del sogno. Frye* ispirato Jung cerca archetipi dei generi e dei temi della opera lett. Individua 4 tipi di analisi critica: storica,etica,archetipica,retorica. La critica archetipica si basa su miti che preesistono alla creazione lett e si legano alla natura ciclica. Noti in Italia studi Bloom*, americano che reinterpreta la lett alla luce di un “complesso edipico dell'autore”. Il poeta vive una rivalità verso i suoi predecessori che affronta. Riformula diversam la tradii, trova modi espressivi originali e sfugge l’angoscia dell'influenza. In Italia Debenedetti: opera certi autori si spiega solo in riferim alla situaz psicolog. Anni 70 Orlando individua la diff tra sogno e messaggio letterario (presuppone destinatario e articolazione formale x comunicazione)

L’area Marxista
à I fondamenti da ricercarsi in note su arte di Marx e Engels. Le manifestazioni spirituali umane sono espressione della base socio-economica da cui derivano. Critica marxista no interessa esprimere un giudizio di valore ma sfrutta l'aspetto gnoseologico capace negli scrittori di esprimere la pervasività delle idee della classe dominante. La lett deve essere realistica e la critica storicistica (resto è escluso). L'arte diffonde le idee della classe dominante e può contribuire a trasformarle. Italia dopo-fascismo: necessità di impegnarsi è sentita. Le nuove tendenze però contaminate da strutturalismo e post-strut. In particolare il New Historicism americano dichiara l'inutilità della critica. Tuttavia la rinascita dello storicismo può essere utile nel recuperare il senso della storia. Più marxista il Cultural Materialism inglese, influenzato dai Cultural Studies, indaga sui meccanismi di reciproca implicazione tra cultura, gruppo dominante e lett e le possibilità di sovversione di quest'ultima. Si auspica la nascita di una nuova coscienza politica che si occupi dei diritti e rivendicazioni di altri movim come femminismo, critica omosess ecc. Uno acclamati teorici critica marxista è Lukacs difensore realismo 800esco e oppositore non-realisti, naturalisti e arte decadente 900. Contestatrice di Lukacs è la teoria dello “straniamento” di Brecht: mette in scena storie shoccanti x spingere lo spettatore ad attivare punto di vista sociale. In Italia critica marxista cn Gramsci nei Quaderni dal carcere: si teorizza la trasformaz del critico in intellettuale “organico” a una determinata classe sociale, determinato ad agire per ottenere l'egemonia politica. I reciproci rapporti tra opera d'arte e società sono il tema della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse, Fromm, Benjamin). In Adorno e H. arte e filos possono essere la salvezza rispetto alla disumanizzazione provocata dalla massificazione e commercializzazione delle società moderne. Ma quest'arte deve reagire alla produzione programmata e mercificata della cultura di massa (opposto Lukacs). La contaminazione tra marxismo e poststrutturalismo si attua in Eagleton inglese che accetta le teorie poststrutturaliste come decostruzione delle “verità” occidentali, ma senza accettarne il nichilismo e distacco. Manifesta interesse per modo in cui i testi letterari trasmettono un'ideologia che agisce sulla realtà più che rifletterla. Il critico deve rivelare questo rapporto. In America Fredric Jameson: il marxismo diventa un metodo come un altro che deve misurarsi con gli altri metodi e ideologie. Il critico recupera il riferimento alla situazione storica e la storia stessa è una narrazione in cui si può leggere l'emergere di un desiderio umano, espressione di un inconscio collettivo storico e politico. Il marxismo, dissolto il mito dell'egemonia del proletariato, si presta a difendere altre cause contro le discriminazioni razziali o sessuali. La “decostruzione” già di Derrida si coniuga con l'onnipotenza del potere di Foucault e l'egemonia di Gramsci. Non ci si limita demolire ma si propongono nuove letture e si scomoda anche la psicanalisi, per indagare i rapporti anche psichici tra oppressori e servitori. Rappresentante critica postcoloniale è Edward Said con una prospettiva che utilizza il “discorso” e le “rappresentazioni” di Foucault per letture che smascherano il più o meno celato messaggio ideologico, inevitabilmente politico.


Fenomenologia ed Ermeneutica
à puntano al quesito fondamentale della critica: il significato è trascendente rispetto alle singole interpretazioni, incluso una volta per tutte nel testo, oppure si altera nell'interpretazione, in continua e instabile mutazione (secondo cicli storici o mutazioni del lettore)?
Husserl afferma che la realtà è solo quella che viene percepita dalla coscienza. Ma c'è sempre un criterio di approssimazione alla verità. C'è comunque il rifiuto di ogni metodologia universalmente valida (idealismo, marxismo, strutturalismo, ecc.). L'interpretazione si risolve nell'esperienza personale, nel dialogo tra soggetto e oggetto che estromette tutto ciò che è extratestuale: è una lettura antistorica. Roman Ingarden è un allievo di Husserl che elabora una teoria fenomenologica della letteratura. Riconosce all'opera letteraria una struttura costituita da quattro strati: i suoni linguistici, le unità di significato, gli aspetti schematizzati, le oggettività rappresentate. La lettura è un'esperienza individuale e metastorica che implica una comunione tra lettore e opera basata su intelligenza, cultura, sensibilità, empatia e situazione di ogni singolo lettore. In Italia Eco sostiene che tra “intentio auctoris” (della critica tradizionale, erudita) e “intentio lectoris” (decostruzionismo, anarchia dell'interpretazione) si può anche scegliere una terza via, l'”intentio operis”: il significato dell'opera, radicato nella sua struttura semantica, può anche espandersi al di là delle intenzioni dell'autore, ma sempre entro certi limiti, definiti dal “lettore modello” che l'opera ipotizza e presuppone. La scuola di Ginevra (Raymond, Poulet, Starobinski tra gli altri) si pone invece l'obiettivo fenomenologico di indagare la coscienza dell'autore. Poulet teorizza un atto di lettura che è un atto di spossessione di sé e possessione da parte della coscienza dell'autore dell'opera. La critica è fatta di mimesi. Starobinski invece sostiene che la critica deve sì ricreare il mondo immaginario dell'opera tramite i meccanismi del contatto e della coincidenza, ma mantenendo pur sempre le sue distanze, per scoprire l'ordine o il disordine interno dei testi, i simboli e le idee secondo i quali il pensiero dell'autore si organizza. Sartre parte da premesse filosofiche fenomenologiche, per dire che l'opera d'arte non esiste nella realtà, prende vita solo grazie ai lettori, che svelano e creano allo stesso tempo. Però le opere contengono in sé l'immagine del lettore a cui sono destinate. L'atto di immaginazione del lettore è perciò limitato da quello dell'autore. Ma se l'immaginazione è negazione di una realtà in cui il ruolo dell'uomo è di sola passiva accettazione, essa corrisponde ad un atto di libertà, dell'autore e del lettore. L'obiettivo della lettura è quello di un coinvolgimento totale, anche a livello emotivo, razionale, morale. Il maggior critico fenomenologico italiano è stato Luciano Anceschi. L'arte per lui non è definibile in astratto, secondo classificazioni storico-didattiche, ma va verificata di persona, e di momento in momento, in un continuo superamento di posizioni. Del resto la fenomenologia italiana è legata alla neoavanguardia. Ermeneutica quale scienza di interpretazione dei testi, si perde nella notte dei tempi, ma quella moderna inizia con Schleiermacher, Dilthey e soprattutto Martin Heidegger. Il testo, a differenza di quanto detto da Husserl, non ha più una sua stabilità essenziale, perché ogni interpretazione si basa su una “pre-comprensione” che dipende dalle idee precostituite dell'interprete, inserito in un tempo e in una situazione storica. In Gadamer, seguace di Heidegger, la comprensione è un faticoso dialogo in cui si adattano il soggetto e l'oggetto in cui fondamentale è la presa di coscienza e il superamento, anche se mai totale, dei pregiudizi. Molto simile all'orientamento è Michail Bachtin *che vede un'apertura verso la comprensione come correlazione con altri testi e reinterpretazione in un nuovo contesto, il che assicura il radicamento storico e l'auspicabile ritrovamento del “contenuto di verità” che oltrepassa l'opera stessa. Per Hirsch, ermeneuta americano, l'oggettiva verità del significato testuale è garantita dalla volontà dell'autore e si tratta quindi di stabilire un criterio di approssimazione alla verità. Nel dibattito sulla più o meno aperta competenza del lettore entra anche la Scuola di Costanza (Wolfang Iser, Hans Robert Jauss). Iser *sostiene che il testo è una struttura incompleta, i cui vuoti possono venir riempiti dalla lettura, che non è mai un processo lineare ma un complicato gioco di aspettative formulate, tradite o modificate. Per Jauss *la letteratura è determinata dalla sua ricezione storica, ogni orizzonte di interpretazione muta l'opera letteraria. La lettura cerca di trasferire il testo dal suo passato al presente. Perché sia davvero trasformativa, deve recuperare anche il “piacere” di leggere. La parziale stabilità semantica è assicurata da un “orizzonte di attesa”, connesso ad ogni opera, e costituito da un sistema di aspettative di genere, stile, forma, poetiche, ecc., a cui l'opera risponde, confermandole, disattendendole o negandole del tutto, e trasformando così il sociale. Il “piacere della lettura” è anche quello propagandato da Roland Barthes *negli anni settanta, in una fase in cui i movimenti di “decostruzione” del sapere occidentale vanno per la maggiore (Lacan, Derrida, Kristeva, ecc.). La lettura per lui è un modo per annientare il fastidio del già detto, del già codificato. Leggere un testo significa contribuire a scriverlo, partecipare attivamente alla sua produzione linguistica, senza consumarlo o imbalsamarlo in un significato univoco.



Post- strutturalismo (anni 80 in poi) à Evoluzione dello strutturalismo: le basi sono sempre quelle di De Saussure, Greimas, Levi Strauss, Barthes. Il cambiamento però esiste ed è legato all'avvento del pensiero postmoderno con una conseguente problematizzazione filosofica e ideologica dei presupposti del linguaggio. Lo spostamento si è realizzato secondo tre tendenze: 1) la critica alla concezione della relazione solidale tra significante e significato nel segno 2) la critica di chiusura al concetto di sistema 3) la critica del rapporto tra “langue” e “parole” che si raddoppia in quello tra voce e scrittura. /La ricerca sposta il centro verso la percezione della distanza tra parole e cose, della natura “altra” del linguaggio, e apre la strada a concetti nuovi in testi di Foucault, Lacan, Derrida, Kristeva, Bachtin, Eco. Investe il decostruzionismo.

Decostruzionismo à La decostruzione, in quanto metodo filosofico post-metafisico, non si pone come sistema di pensiero totalizzante, benché rappresenti l'impossibilità, per la filosofia, di "sbarazzarsi" della metafisica: la filosofia, infatti, è condannata a muoversi ai "margini" di essa. Questa premessa permette di comprendere il fraintendimento che è alla base dello slittamento linguistico e semantico da "decostruzione" a "decostruzionismo", operato sulla base di uno schema tradizionale dagli storici della filosofia, i quali seguendo questo tipo di catalogazione finiscono per limitare la portata della decostruzione entro il sistema filosofico-metafisico di cui essa costituisce la critica radicale. In senso altrettanto limitato la nozione di decostruzionismo può essere usata in riferimento a Foucault e Jacques Derrida e attraverso la mediazione di Paul de Man. Il punto di forza è l’equivocità del linguaggio e Derrida condanna la tradizione filosofica occidentale in quanto metafisica. La decostruz è la disseminazione del senso. Si configura come una strategia (tesa all’annientamento del concetto di sistema che tutto unifica) di lettura dei testi della tradiz metafisica volta a metterne in luce i vuoti, fratture, discontinuità. Con Derrida parliamo di strategia di lettura dei testi classici e infatti la Decostruz nn è e nn vuole essere un metodo riproducibile che smonta i sistemi filosofici ma si tratta di una strategia di "ascolto" da attivare di volta in volta, poiché testo (e cultura) non devono essere decostruiti (nel senso di "passati al vaglio della decostruz"), bensì sono proprio essi stessi ad essere costitutivamente in decostruzione; per cui il filosofo deve solo captare le dissonanze e i guasti che minano al sogno totalizzante ed esaustivo del credo sistematico. Derrida ci mostra che la decostruzione intacca qualsiasi oggetto della cultura e non solo i testi metafisici; infatti la tarda produzione del filosofo applica l'esperienza decostruttiva ai testi storici e concettuali a noi più vicini, proprio dove il moto decostruttivo ci coglie impreparati. Per Derrida l'unico modo perché la filosofia non muoia nello svuotamento della sua missione è rimanere sospesa nella regione del non definitivamente detto, similmente alla cartolina che deve rimanere in viaggio, come se non fosse mai consegnata. Esponenti: Foucault, Deridda, de Man*

Critica Femminista à L'aspirazione della donna ad una propria creazione letteraria e artistica è di pari passo con la protesta sociale e ideologica vs autorità e potere uomo. Dopo anni 70 fase dei movimenti lascia spazio alle teorie femministe e alla critica di genere, diffuse soprattutto nelle università americane. Numerosi sono xò i punti di contatto con la fase precedente visto che continuano i dibattiti politici e ideologici, la rivendicazione dei diritti nei paesi in via di sviluppo, e la riflessione teorica sull'”alterità” del femminile rispetto al maschile. Nell'ambito dei tentativi di definire qst alterità si attua l'incontro tra decostruz e femmin con la riflessione di Derrida *sulla diff sessuale. Nella sua ottica, l'opposizione uomo/donna è decostruita in quanto ha natura di costruzione di una falsa identità a livello storico, filosofico, ideologico, psicanalitico, linguistico, letterario. Una falsa identità funzionale alla costruzione dell'idea di uomo come depositario di superiorità, razionalità, positività ecc. In quest'ottica di costruzione di una nuova identità e di superamento dell'opposizione si situa molta critica femminista, soprattutto francese (Irigaray, Cixous), che teorizza l'esigenza di “parlare donna”. Dopo anni 80 importanti le ricerche di Julia Kristeva che influenzata da Lacan e Derrida rivolge l'attenzione dall'esterno verso l'interiorità, per trovare la strada di una “rivolta intima”. In ambito anglosassone (modo più marcato Italia e altri paesi) interessi femministi estesi anche alle questioni di individualità etniche, sessuali, razziali e interculturali (Spivak,Ferguson, Moi, Showalter, Millet, Johnson, De Lauretis). Elemento di spicco della critica femminista e post-colonialista è Gayatri Spivak, di origini indiane (allieva De Man e traduttrice di Derida) decostruzionista ma in maniera eclettica. Importante il suo punto di vista di “immigrata” sulle culture non libere o colonizzate. Si sente il bisogno di dire o scrivere l'esperienza di essere donna. La diff tra critica e teoria femminista è evanescente. Le teorie femm sono “nomadi” e internazionali: altrettanto si potrebbe dire dei modi di “leggere la donna”, la sua storia e i suoi testi. I temi ricorrenti: 1) interpretazione delle forme (reali, simboliche, immaginarie) di discriminazione e rivendicazione 2) rilettura dell'ordine immaginario, simbolico, sociale, sessuale dei ruoli e dei miti femminili 3) decostruzione dei luoghi dell'immaginario femminile a proposito del corpo, della bellezza, dell'amore, della follia, ecc.

by Nimhet